Valutazione economica dei brevetti e dei marchi
I brevetti, i marchi, i design (modelli ornamentali) e in generale tutti i titoli di proprietà industriale sono inseriti nei bilanci aziendali come immobilizzazioni immateriali, e come tali dovrebbero essere valutati in termini finanziari in base al loro valore. I titoli di proprietà industriale sono integrati nella strategia aziendale, per ampliare le capacità di scambio economico, commerciale e finanziario, e non solo per combattere le contraffazioni. Ormai sempre più spesso i portafogli più consistenti di proprietà industriale fungono da garanzia per i prestiti erogati dagli istituti di credito.
Certamente un portafoglio di titoli di proprietà industriale costituisce un'ottima “moneta di scambio” quando si negoziano:
- accordi di licenza,
- accordi sulla cessione e/o sull'acquisizione di diritti di proprietà industriale;
- accordi di franchising, merchandising, co-branding, distribuzione;
- accordi sullo sviluppo tecnico congiunto di nuovi prodotti/processi;
- mutui e prestiti bancari.
Il portafoglio dei brevetti deve essere iscritto a bilancio tra i beni immateriali dell'azienda e può costituire una garanzia nei patti parasociali sottoscritti dai soci di un'azienda.
Ancora oggi tante imprese italiane percepiscono la proprietà industriale come un mero costo, e come tale non sempre affrontabile, soprattutto se l'impresa ha dimensioni medie o piccole. All'estero, e specialmente in area anglosassone, la proprietà industriale viene percepita come funzione strategica per acquisire vantaggi competitivi (declinati nell'elenco sopra) e aggredire il mercato, e viene riconosciuta come un asset di valore anche da parte di terzi operatori, come le banche o i fondi di investimento.
Anche il sistema bancario italiano si sta aprendo al mondo dei titoli di proprietà intellettuale, iscritti nei bilanci societari come asset intangibili, attribuendo il valore finanziario all’interno dell’esercizio complessivo di valutazione aziendale.
Metodi di valutazione economica delle immobilizzazioni intangibili
A partire dalla fine del 2008 l'Ufficio italiano brevetti e marchi UIBM, Confindustria, le Università (CRUI) e l'associazione bancaria italiana ABI hanno avviato una tavola rotonda al fine di sviluppare una metodologia quanto più possibile condivisa per la valutazione economico-finanziaria del portafoglio brevetti, marchi e design delle aziende.
La metodologia studiata dal suddetto gruppo di lavoro è servita al Ministero delle Attività Produttive per la definizione dei criteri per erogare incentivi all'innovazione, individuati nell'ambito del programma di politica industriale 'Industria 2015', con l'obiettivo di sostenere le imprese, soprattutto medio-piccole, nello sviluppo di progetti tutelati con marchi, brevetti e design. I bandi BREVETTI+, DESIGN+ e MARCHI+ istituiti nel 2011 dal Ministero e il nuovo FONDO PER L'INNOVAZIONE sono in gran parte figli di questo nuovo corso.
Le banche dell'ABI utilizzeranno la metodologia messa a punto per definire nel dettaglio i criteri di finanziamento delle imprese dotate di un portafoglio IP. Per le Università si tratta di una nuova opportunità di massimizzare i profitti derivanti dal trasferimento di tecnologia e innovazione concepite in seno all'Università. Il quesito al quale la metodologia cerca di dare risposta è il seguente: quanto valgono dal punto di vista economico un brevetto, un marchio, un design o un portafoglio di titoli di proprietà industriale?
Il nostro studio si avvale della collaborazione di professionisti esterni esperti nella valutazione del portafoglio IP per l'ottenimento di finanziamenti da parte di istituti di credito o privati, risarcimenti da parte di contraffattori o per la negoziazione di accordi con potenziali partner tecnici/commerciali.
I metodi utilizzabili per il calcolo del valore economico del portafoglio IP sono molteplici: a titolo puramente esemplificativo abbiamo elencato alcuni nel file PDF disponibile al download.